Ogni evento sismico ripropone impietoso il seguente dilemma: ricostruire “com’era e dov’era”? Con spirito di adeguamento o contrapposizione, imitazione o contrasto? La riflessione è aperta: ricostruire e trasformare ma, anzitutto, conservare e reinterpretare i valori culturali identitari del territorio, affinchè l’uomo non cancelli ciò che ha graziato la calamità.
Trasformare e conservare risparmiando il linguaggio, filtro contro un’arbitraria espressività, è il vertice più colto dell’eredità progettuale affidataci da quella tradizione moderna che va da Franco Albini ad Ernesto N. Rogers, dai BBPR a Carlo Scarpa, per giungere a Guido Canali. Questo lascito culturale – strettamente italiano – ci suggerisce come il continuo interrogarsi attorno ai fondamenti del fare avvenga soltanto attraverso la rinuncia a quanto non è essenziale. Questa lezione insegna che nel confronto dialettico con la tradizione l’oltraggio più grave che l’architetto può farle è di celarsi dietro un’acritica imitazione, negandosi al dovere di “dare voce al proprio tempo”.
Architetto Moreno Pivetti
Moreno Pivetti Architecture
la luce radente espone la storia dell’edificio
Concept
Il territorio emiliano ferito dallo sciame sismico del maggio 2012 è caratterizzato da una dinamica plasticità del costruito operante a vari livelli, sovrapposti e talvolta intersecantisi.
Rinnovare evocando la memoria
Restauro e riuso della Corte “Casazza”